Testo e foto di Lionello Amic
Il pavimento del
Duomo di Siena è stato esposto al pubblico per due mesi, fino al 24 ottobre
2012. E poi ancora verrà scoperto
Pur essendo residente e quindi non soggetto al pagamento del biglietto di ingresso
alla Cattedrale, mi sono ugualmente trovato in fila alla biglietteria con i
turisti, anch’io turista, per avere il biglietto dell’ingresso al
duomo. Mi son sentito “turista urbano”, con un biglietto regolarmente
emesso, pur se gratuito essendo residente.
L’ingresso al Duomo, porta come in un’altra dimensione. Tutti i
rumori sono ovattati, si sente parlare sottovoce, la luce è attenuata,
è proibito fotografare con flash o con cavalletto.
Il pavimento è tutto scoperto, le cinquantasei “tarsie” (così
è indicato nelle guide) sono in piena vista Una serie di cordoni rosso
fegato delimitano i rettangoli e gli esagoni che recintano le opere.
Finalmente, dopo 12 mesi di clausura sotto pannelli di faesite per la protezione
dal calpestio, queste opere rifulgono meravigliosamente. In particolare sono
delicati i “graffiti”, opere eseguite su marmo bianco con intagli
riempiti poi di stucco colorato per realizzare i vari disegni. Altre tarsie,
quasi dei mosaici costituiti da composizioni di marmi diversi, con la tecnica
definita “commesso marmoreo”, consentono di ottenere opere mirabili
che continuano a stupire chiunque, anche oggi, epoca in cui con la tecnica si
ottengono cose una volta impensabili.
I visitatori si accalcano lungo le recinzioni . Tanti fotografano senza flash.
Ogni tanto, comunque, si vede un lampo nonostante il divieto.
Il primo incontro è con gli intarsi di Sibille nelle navate laterali.
Ce ne sono dieci, cinque per parte.
La prima che incontro è la Sibilla Cumana nominata da Virgilio . Mi balza quasi incontro, decisamente anziana rispetto alle altre, con gli occhi stanchi e sognanti persi chissà in quale ricerca di profezie.